"Pam" nel 1971 (foto di Carlo Cirelli)



Sono passati ormai più di 30 anni dalla prematura scomparsa di Marsilio Pasotti, ma il suo nome (anzi, il suo pseudonimo ricavato dalla contrazione del proprio nome e cognome) è tuttora ben impresso nella memoria degli appassionati di automobilismo di allora. Ma anche in quella delle nuove generazioni che ne han sentito narrare le gesta da parte di chi lo ha conosciuto, o magari trovando articoli di vecchi giornali che parlavano delle sue vittorie sportive. Pasotti nasce nel 1939 a Lumezzane, cittadina bresciana sita nella zona della Valgobbia. Ancora ragazzino inizia a subire il fascino dell'automobile, concedendosi qualche innocente "fuga" con l'auto di papà Faustino, presa di nascosto. Ma il papà non è affatto favorevole alle ambizioni del figlio, tant'è che raggiunta la maggiore età, egli ricorre all'espediente di uno pseudonimo (un escamotage molto in voga all'epoca, al quale molti piloti ricorrevano per poter agire in... incognito) così può iniziare a gareggiare senza che i familiari ne vengano a conoscenza. La "maschera" però cade assai presto: papà Faustino lo scopre in fretta (pare, leggendo alcuni articoli giornalistici sportivi) e le conseguenze si possono ben immaginare. Ma si renderà anche conto che Marsilio ha la testa sulle spalle, ritenendo il lavoro una priorità assoluta, mentre le corse ricoprono un ruolo puramente marginale. "Pam" inizia a vincere le sue prime corse con una Fiat 600 Abarth. La Csai usava a quei tempi assegnare ai vincitori premi di grande utilità: buoni benzina, pneumatici o ricambi per la propria autovettura. "Pam" continua così la sua inarrestabile carriera sportiva, ottenendo nei primi anni '60 numerose vittorie di classe a bordo della Abarth 850, vettura che gli consentirà di vincere anche il titolo di Campione Italiano Turismo. Dopo aver conquistato il Titolo europeo in classe 1000 nel 1965 (sempre con un'Abarth) "Pam" inizia anche a correre in pista, sia in Italia che all'estero. Potrebbe e vorrebbe fare di più ma lui, troppo appassionato del suo lavoro (un'attività dedicata alla produzione di tubi in rame) preferisce continuare a mantenere le corse automobilistiche in secondo piano.





1970: con la sua Abarth 2000 incidentata in prova, "Pam" affronta il tornante del bivio di Lozio.
Sullo sfondo, l'Abarth di Vittorio Motta piantata nel guard-rail
 (foto da Carlo Cirelli)



Tuttavia, nel 1966 gli viene affidata una splendida Ferrari Dino 2000. Con questa vettura inizia a conquistare le sue prime prestigiose vittorie assolute. Da quel momento per il lumezzanese saranno stagioni felici, sempre alla guida di potenti e ammiratissime vetture (fornite dalla "Brescia Corse" e dalla "Mirabella Mille Miglia", due prestigiose scuderie bresciane tuttora attive) tra le quali ricordiamo Alfa Romeo 33, Abarth 2000, ma soprattutto la Ferrari 512-M, con la quale farà man bassa di vittorie assolute frantumando record su record un po' ovunque. Sempre protagonista in salita ed in pista fino a metà anni '70, "Pam" non ama però altre discipline automobilistiche come ad esempio il Rally: come raccontava la figlia Mariavittoria, intervistata da Adriano Baffelli per il suo libro "Malegno-Ossimo-Borno: La Mille Miglia delle corse in Salita", lui non riusciva a concepire la figura del navigatore e non gli andava a genio l'idea che fosse un altro a dovergli dire come guidare, quando girare e come frenare. Voleva essere lui, e solo lui, sicuro di ciò che faceva (come dargli torto?).





1971 - "Pam" accompagna la Ferrari 512 alla verifica, presso il piazzale Autostazione di Boario Terme
(© Carlo Cirelli)




Legatissimo a colleghi e personaggi dell'ambiente motoristico e sportivo, rimane particolarmente scosso dalla tragica morte dell'amico "Noris", di cui è diretto testimone durante la Malegno-Borno 1972, avendo preso il via dalla partenza di Malegno subito dopo lo sfortunato campione.

Alla Malegno-Borno ha partecipato a svariate edizioni, vincendone ben quattro; un record rimasto imbattuto per 10 anni, fino all'avvento di Mauro Nesti che inizia a vincere a Borno nel 1975, proprio mentre lui alla gara camuna partecipa per l'ultima volta: quasi un passaggio del testimone da parte del bresciano, che dopo aver ottenuto il 3° posto assoluto si congeda pian piano dalle corse. La decisione scaturisce con ogni probabilità durante la Targa Florio dello stesso anno, corsa che iniziava a diventare troppo pericolosa e in quell'edizione funestata da troppi gravi incidenti. In un'occasione particolarmente drammatica "Pam" si ferma per soccorrere alcuni colleghi rimasti feriti; gli viene imposto di riprendere la sua gara ma lui risponde più meno: "No, questo modo di gareggiare non mi piace più: continuate voi, a me piace correre ma in modo umano!"

La sua popolarità rimane immutata con il passare degli anni: torna alla Malegno-Borno come apripista nel 1986 al volante di una vecchia Abarth 2000; lo si vede frequentemente anche come concorrente della "Mille Miglia" storica, divenuta gara di regolarità. La sua vita però si ferma troppo presto: un male incurabile lo aggredisce improvvisamente; si sottopone a un intervento chirurgico a Londra dove vi torna periodicamente per dei cicli di terapia, ma senza speranze di guarigione. Nonostante un'emorragia che lo ha colpito poco tempo prima, riesce a prendere un'ultima volta il via alla "Mille Miglia" poche settimane prima di morire, alla guida di una Bentley. L'intenzione è di portare a termine la storica corsa, ma ormai è tardi. La sua corsa più importante, quella della vita, si chiude il 2 agosto 1989, a soli 50 anni di età.









La vittoriosa edizione con record, nel 1971 su Ferrari 512-M
(foto di Carlo Cirelli)






1972 - Terza vittoria di "Pam" a Borno: eccolo con la Abarth 2000 presso il ponte che precede l'arrivo
(foto di Dario Baita)






1975 - L'ultima presenza di "Pam" come concorrente (Osella)
 (© Foto Eden - Brescia)